Il video di cui parlava venne filmato durante il primo dibattito con i Musulmani. Alcuni ortodossi non erano entusiasti del fatto che p. Daniele prendesse parte a simili dibattiti; tuttavia, l’iniziativa non era sua. I Musulmani lo avevano pubblicamente invitato e come può un testimone di Cristo rifiutare di dare una risposta per la sua speranza? (1 Pt. 3, 15) Il suo rifiuto sarebbe stato per loro un argomento nella loro propaganda per l’Islam.
Padre Daniele mi disse più tardi che era sicuro che dopo il primo dibattito sarebbe stato ucciso, e la sera prima provò grande paura e sconforto. Durante la notte ebbe una visione: vide se stesso in un labirinto di ciottoli, sul genere di quelli che ci sono al nord. Camminando attraverso di esso in circolo giunse al centro dove vi era un altare su cui stava un sacrificio che era stato appena ucciso. Comprese che si trattava di un altare a satana e di un sacrificio per lui. Padre Daniele fu preso dalla rabbia e rovesciò l’altare con un calcio. Immediatamente apparve Satana, nella forma di un giullare con il cappello da folle, come sulle carte da gioco. I suoi occhi erano pieni di odio selvaggio ed egli si scagliò su p. Daniele. Batiuska cominciò a pregare «Santissima Madre di Dio, proteggimi!» «San Nicola, aiutami», così come ad invocare altri santi ed allora apparve qualcosa come un muro invisibile, cosicché Satana non poté raggiungerlo e venne respinto più volte. Vedendo questo, batiuska si consentì un pensiero vano e proprio in quel momento Satana infranse il muro invisibile e lo afferrò per il collo. Padre Daniele gridò: «Santissima Madre di Dio, perdonami, ho peccato, salvami da lui!» A quel punto Satana scomparve e p. Daniele udì: «Non perderai, ma nemmeno vincerai», in merito al dibattito che stava per aver luogo.
«E così accadde», mi disse p. Daniele. Aggiunse che dopo la visione smise completamente di temere i Musulmani e le loro minacce, perché, dopo aver visto Satana in persona e la sua impotenza di fronte a Dio, era impossibile essere colpiti da qualsiasi male umano, che è sempre inferiore al male di Satana.
Durante il secondo dibattito io e Oleg Stenyaev andammo in aiuto a p. Daniele. Mi sembrò che andasse bene (sebbene, naturalmente, avrebbe potuto andare meglio); è tuttavia degno di nota che dopo di esso alcuni Musulmani che avevano aiutato nell’organizzazione si convertirono all’Ortodossia.
Essendo egli stesso Tartaro per metà (da parte di madre), p. Daniele pose molta attenzione nel divulgare e rafforzare l’Ortodossia presso i Tartari. Egli fu il primo e, mi pare, il solo prete che, con la benedizione del suo vescovo, iniziò regolarmente a servire molieben parzialmente in lingua tartara per Tartari ortodossi. In più pubblicò, a sue spese, un libro di preghiere in tale idioma. Assieme ai suoi aiutanti predicò a Sabantuy, un festival nazionale tartaro e nel centro culturale tartaro. In Egitto predicò per ore alla sua guida musulmana ed in televisione disputò con i muftì in materia di fede.
In questo modo acquisì una fama scandalosa presso i Musulmani, che allarmò e sconfortò alcuni ortodossi, ma non p. Daniele. Egli disse che la sua fama aiutava la sua missione e ciò era vero; perché quei Musulmani che avevano anche un piccolo interesse sul Cristianesimo apprendevano da chi andare e non sbagliavano, perché sarebbero stati sempre accolti da p. Daniele con amore e con le risposte per tutte le loro domande. Ci furono alcuni Musulmani che, essendo venuti da lui con l’intento di convertirlo all’Islam, finirono per essere loro stessi battezzati da lui.
Fra quelli che si considerano ortodossi, ho incontrato alcune strane persone che dicono che p. Daniele non avrebbe dovuto predicare ai Musulmani, che bisogna rispettare la loro religione e che non c’è beneficio da una simile predicazione. Ma p. Daniele pensava, come anche il Signore, gli Apostoli e tutti i santi, che sia necessario rispettare le persone che sbagliano, ma non i loro errori. La verità è una, ciò che contraddice o nega la verità è bugia e il rispetto per la bugia è disprezzo della verità. Coloro che sono indifferenti alla verità non possono comprendere questo semplice fatto e, pertanto, non possono comprendere p. Daniele, sebbene possano dovergli la vita. Batiuska si impegnò a portare a Cristo un certo numero di Wahabi, che includeva alcuni Pakistani che stavano pianificando di diventare attentatori suicidi ed una donna con il medesimo intendimento. Sarebbe veramente stato meglio che p. Daniele non avesse predicato a queste persone ed essi, continuando con i loro piani precedenti, avessero fatto saltare un aeroplano, un palazzo o una metropolitana, dove forse avrebbe anche potuto essere uno dei critici di p. Daniele?
Con anche maggiore successo p. Daniele predicò ai Protestanti. Quando, con la benedizione del metropolita Vladimir (Ikim, di Tashkent e dell’Asia Centrale), andò in Kirghisistan con i suoi missionari e cominciò a visitare i raduni dei Protestanti e a convertirli (vi erano anche i loro pastori fra quelli che vennero riuniti all’Ortodossia), i capi locali delle sette, non essendo in grado di opporsi alle sue parole, presero la decisione di non permettere raduni finché p. Daniele non avesse lasciato la regione. In questo modo essi cercarono di impedirgli la predicazione ai loro raduni cancellando i raduni stessi.
Padre Daniele si preoccupò anche di organizzare missioni in tutto il mondo. Insieme andammo due volte in Macedonia per predicare presso gli scismatici locali. Si occupò anche del problema di come predicare ai Cattolici in Europa occidentale e nel Sud America. Nel dicembre 2009 aveva sperato di andare in Tailandia per predicare nelle regioni del nord. Essendo missionario amava moltissimo gli altri missionari e cercava di conoscere tutti quelli che predicavano il Vangelo e ne aiutò molti. Donò denaro per costruire una chiesa in Indonesia e per educare bambini ortodossi di famiglie povere dello Zimbawe; venne ospitato da ortodossi Cinesi, Tailandesi e pure Nativi americani. Con la benedizione del patriarca Alessio II aveva fondato una scuola per missionari ortodossi. In più insegnava missiologia al seminario teologico Nikolo-Perervinsk.
Ciò che è strabiliante è che la sua attività missionaria non inibì per nulla il suo lavoro in parrocchia e le sue responsabilità. Nel 2001 venne ordinato prete e nel 2006 costruì una piccola chiesa di legno nel sud di Mosca, dedicata all’apostolo Tommaso (di cui era il rettore). Il suo obbiettivo sarebbe stato di costruire, nello stesso luogo, una grande basilica dedicata al suo santo patrono, san Daniele. Secondo ciò che mi disse, tale idea gli era venuta visitando la chiesa di san Demetrio a Tessalonica.
Ogni giovedì p. Daniele conduceva studi biblici, spiegando un capitolo dell’Antico e del Nuovo Testamento alla luce dell’insegnamento dei Santi Padri. Ogni venerdì guidava le classi catechetiche, cui ogni adulto che voleva essere battezzato doveva partecipare e ogni domenica teneva la scuola domenicale per i bambini. Pensando che le persone avrebbero meglio compreso le funzioni liturgiche, aveva pubblicato testi della Veglia di Tutta la Notte e della Liturgia, organizzando un insieme di persone a rotazione per consegnarli prima del rito e aveva anche introdotto il canto congregazionale. Il risultato fu che i parrocchiani erano grati di poter finalmente comprendere il senso di ciò che veniva cantato in chiesa. Batiuska celebrava con grande concentrazione, specialmente nell’ultimo anno e amava predicare. Durante la liturgia predicava due o tre volte.
Uno dei miei amici, servitore all’altare nella chiesa di p. Daniele, mi disse, non molto prima della morte di quest’ultimo, che era meravigliato di come, senza trattenere nulla e senza alcuna pietà per se stesso egli si dedicasse interamente alle persone, specialmente ai suoi parrocchiani.
Davvero non si risparmiava affatto. Mi ricordo come un giorno si ruppe una gamba, ma non gli venne dato un prete per sostituirlo. P. Daniele, allora, con la gamba ingessata, andò personalmente a servire la liturgia e lo fece nonostante il dolore. Tutti i parrocchiani ed i suoi conoscenti ricordano p. Daniele come allegro, ma pochi sanno quanto spesso sopportasse dolori e malattie, specialmente fortissimi mal di testa e dolori di cuore. Batiuska, tuttavia, non mostrava le sue sofferenze ed era attento alla moltitudine dei suoi parrocchiani, ascoltandoli e dando loro consiglio.
Bisogna dire che non impose mai, come un dittatore, le sue idee a quelli che lo circondavano. Ascoltava sempre le obiezioni se erano reali e spesso correggeva le sue idee se si accorgeva che non erano in accordo con la verità. Invitò spesso me ed altre persone di cui si fidava a discutere l’una o l’altra delle sue opinioni ed a verificare se fossero errate. Se comprendeva di non essere nel giusto non era un problema per lui ammetterlo e ripudiare il suo errore, perché valutava la verità più delle proprie opinioni e rispettava ogni persona intorno a lui.
Un’altra particolarità, che molti pensano fosse uno dei suoi difetti e che in realtà derivava dal suo amore ardente per la verità, era la maniera categorica con cui esprimeva le sue idee. Su ogni argomento egli cercava di raggiungere la verità e se ci riusciva, la esprimeva direttamente e con certezza. Nel nostro mondo politicamente corretto, una simile franchezza è simile ad una acuto raggio di sole che penetra nell’oscurità. Questa onesta brutalità richiamava molti, ma per molti altri era qualcosa che, al contrario, li respingeva.
P. Daniele era una persona educata ed onesta. Era una di quelle persone alle quali chi aveva bisogno non doveva far altro che chiedere e non avrebbe mai ricevuto un rifiuto.
Ho anche molti ricordi personali su questo: mi ricordo quando mi fece visita in ospedale, come mi portò sua figlia Dorotea per mostrarmela quand’aveva solo due o tre giorni, e poi quando mi insegnò a guidare l’automobile. Mi ricordo i nostri viaggi, specialmente quello in Serbia, dal quale ritornammo soltanto una settimana prima del suo martirio. Durante quel viaggio mi confessò che, quando si trovava in difficoltà o quando le circostanze della vita sembravano insopportabili, egli sentiva sempre come di essere su una grande mano, che lo guidava attraverso tutte le difficoltà.
L’ultimo giorno della sua vita incominciò con la liturgia, che egli servì e durante la quale, naturalmente, si comunicò. In seguito battezzò un bambino ed unì alla Chiesa ortodossa un uomo convertitosi dall’occultismo. Poche ore dopo, come al solito, guidò uno studio biblico, dopo il quale parlò con chiunque lo desiderasse fino a tardi. Infine, quando ormai tutti erano usciti dalla chiesa, andò in altare per ascoltare la confessione di un figlio spirituale. In quel momento l’omicida fece irruzione in chiesa e cominciò a sparare e urlò: «Dov’è Sysoyev?». Senza timore p. Daniele uscì dall’altare per andargli incontro ed accettò una fine da martire per Cristo.
Ricordo che batiuska aveva sostenuto molte volte come le letture del Vangelo che si facevano durante le celebrazioni non fossero accidentali e che sempre risultavano, con nostro stupore, essere tempestive ed appropriate. Il giorno della sua morte la lettura del Vangelo conteneva le seguenti parole del Signore: «A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla […] Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio» (Lc. 12, 4-8).
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