martedì 8 giugno 2010

Vita della nostra santa madre Genoveffa di Parigi (II)

Seconda visita di San Germano


Quando San Germano ritornò a Parigi, in partenza per un ulteriore viaggio per la Britannia, tutta la città venne a incontrarlo sulla strada. Ed egli, preoccupato per Genoveffa, chiese cosa stesse facendo. Un uomo volgare prese la parola, dicendo che ella non era all'altezza dell'opinione che il vescovo aveva di lei. Per mostrare la completa vanità delle parole di quell'uomo, il santo ierarca entrò in città e si diresse alla dimora di Genoveffa. E la salutò con un'umiltà tanto grande, che tutti ne rimasero stupefatti. Dopo aver pregato, mostrò a coloro che la disprezzavano il suolo della camera nascosta della sua dimora, che era stato inondato dalle sue lacrime di preghiera. Sedutosi, parlò degli inizi della sua vita con le stesse parole che aveva apertamente usato a Nanterre E quindi, dopo averla raccomandata al popolo, partì nuovamente.


Attila l'Unno


In seguito, corse voce per tutta la Gallia che Attila, re degli Unni, stava arrivando a mettere selvaggiamente il paese a ferro e fuoco. Terrificati, i cittadini di Parigi decisero di accumulare i loro averi in qualche città più sicura. Ma Genoveffa chiamò a raccolta le donne, persuadendole a stare in digiuni, preghiere e vigilie, in modo che potessero scampare al disastro come Giuditta ed Ester. Acconsentendo alle richieste di Genoveffa, passarono diversi giorni nel battistero, sforzandosi di tenere vigilie, digiuni e preghiere. E agli uomini ella diede l'avviso di non spostare i loro beni da Parigi, dicendo che le città considerate più sicure dalla gente sarebbero state saccheggiate, ma Parigi sarebbe rimasta intatta per grazia di Cristo. Tuttavia, un'orda di parigini si sollevò contro di lei, chiamandola pseudo-profetessa a causa del suo consiglio di non spostare i propri averi. Essi decisero di punirla uccidendola per lapidazione o per annegamento. Nel frattempo, arrivò un arcidiacono da Auxerre, uno di quelli che avevano udito San Germano dare la sua magnifica testimonianza riguardo a Genoveffa. Trovando i cittadini radunati in diversi luoghi, e apprendendo del loro desiderio di metterla a morte, disse loro: "O cittadini! Non permettete un crimine così atroce. Colei che state ora complottando per uccidere, abbiamo udito nelle parole del santo Germano, nostro vescovo, che è stata scelta da Dio fin dal grembo di sua madre. E guardate, io le sto portando questo pane benedetto che le è stato inviato dal santo Germano." I parigini, ricordandosi della testimonianza di San Germano, e vedendo il pane benedetto portato dall'arcidiacono, intimoriti da Dio e meravigliandosi delle cose che l'arcidiacono aveva detto, abbandonarono i loro progetti depravati.


Pari ai Santi Martino e Aniano


In quel giorno si compì il detto dell'Apostolo, "Non di tutti infatti è la fede. Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno" (2 Ts 3,3). I nobili vescovi Martino e Aniano sono altamente lodati, e gli uomini si meravigliano delle loro virtù, dato che il primo decise di andare all'indomani disarmato sul campo di battaglia, e ottenne in questo modo che si stabilisse la pace tra due campi rivali; l'altro invece riuscì con la forza delle sue preghiere a custodire la città di Arles dall'esercito degli unni da cui era circondata. Ma Genoveffa non è degna di essere onorata, dato che con le sue preghiere mandò immediatamente via il suddetto esercito, che non fu neppure capace di accerchiare Parigi?


Il suo grande ascetismo


Dal quindicesimo al cinquantesimo anno della sua vita, Genoveffa non rilassò mai il suo digiuno dalla domenica fino al giovedì, e ancora dal giovedì fino alla domenica. Prendendo un poco di cibo in questi due giorni consacrati, la domenica e il giovedì, passava il resto della settimana in astinenza dal cibo. E il suo cibo erano pane d'orzo e fagioli, vecchi di due o tre settimane, che faceva cuocere assieme in una pentola. Ma per tutta la vita non bevve vino né bevande inebrianti. Dopo il suo cinquantesimo anno di vita, iniziò a prendere pesce e latte assieme al suo pane d'orzo, su richiesta dei vescovi. Infatti considerava sacrilego contraddirli, temendo il detto del Signore: "Colui che ascolta voi, ascolta me, e colui che disprezza voi, disprezza me" (Lc 10,16).


Come il Protomartire Stefano


Tutte le volte che guardava verso il cielo piangeva, poiché era pura di cuore. Come l'evangelista Luca descrive il beatissimo Stefano, così anch'ella, si credeva, vedeva i cieli aperti, e il nostro Signore Gesù Cristo in piedi alla destra del Padre, poiché la promessa enunciata dal Signore rimane intatta: "Beati i puri di cuore, poiché vedranno Dio" (Mt 5,8)


Le sue "compagne"


Vi sono dodici "vergini" che Erma, detto il Pastore, citava nel suo libro come sue compagne: Fede, Astinenza, Pazienza, Magnanimità, Semplicità, Innocenza, Armonia, Carità, Disciplina, Castità, Verità e Prudenza. Queste erano inseparabili da Genoveffa.