domenica 21 marzo 2010

Lettera di matiuska Julia Sysoyeva sulla morte del marito

Carissimi, grazie per il vostro supporto e le preghiere. Questo dolore non può essere espresso a parole: è il dolore di coloro che si trovarono di fronte alla Croce del Salvatore. Questa gioia non può essere espressa a parole: è la gioia provata da coloro che vennero al sepolcro vuoto.

Dov’è, morte, il tuo pungiglione?

Padre Daniele aveva previsto la sua morte già molti anni prima che accadesse. Aveva sempre desiderato essere degno della corona del martirio. Quelli che gli hanno sparato volevano, come sempre, sputare in faccia alla Chiesa, come un tempo sputarono in faccia a Cristo. Non hanno raggiunto il loro scopo perché è impossibile sputare in faccia alla Chiesa. Padre Daniele è salito sul suo Golgota nella chiesa che aveva egli stesso costruito, chiesa cui aveva dedicato tutto il suo tempo e le sue energie. Lo hanno ucciso come l’antico profeta, fra il tempio e l’altare ed è veramente stato ritenuto degno della chiamata di martire. Egli è morto per Cristo, Colui che ha servito con tutte le sue energie.
Molte volte mi aveva detto che gli dispiaceva non avere abbastanza tempo, tempo per fare ogni cosa. Era come di fretta. Alcune volte, come uomo, esagerava, faceva cose sbagliate, inciampava e commetteva errori, ma non ha commesso errori sulla cosa più importante, la sua vita era interamente dedicata a Lui.
Io non comprendevo perché fosse così di fretta. Gli ultimi tre anni era stato occupatissimo a servire, senza essersi mai preso giorni di riposo o vacanze. Io mi lamentavo, volevo allora e sempre semplicemente felicità, che mio marito e il padre dei miei figli stesse con me e i bambini. Ma un’altra strada era stata preparata per lui.
Era solito dire che l’avrebbero ucciso. Io gli chiedevo chi si sarebbe preso cura di noi, di me e dei bambini. Rispondeva che ci avrebbe messo in mani sicure: «Vi affiderò alla Madre di Dio. Ella si prenderà cura di voi».
Queste parole furono troppo rapidamente dimenticate. Ci disse con quali paramenti seppellirlo. Io scherzavo, dicendo che non c’era bisogno di parlare di questo, non si sapeva ancora chi avrebbe seppellito chi. Disse che sarei stata io a seppellirlo. Una volta la nostra conversazione cadde sui funerali, non ricordo i dettagli, ma dissi che non ero mai stata ai funerali di un prete. Ed egli rispose che non importava, che sarei stata al suo.
Ora ricordo molte parole che acquistano significato. Ora i miei dubbi si sono dissolti, le incomprensioni sono scomparse.
Non ci siamo detti addio in questa vita, non ci siamo chiesti perdono, non ci siamo abbracciati. Era solo un altro giorno: al mattino era andato alla liturgia e non l’avevo visto di nuovo. Perché non sono andata in chiesa ad incontrarlo? Ci ho pensato, ma ho deciso che sarebbe stato meglio preparare la cena e mettere i bambini a letto, piuttosto che andare là. C’era una mano che non mi lasciava andare. Ma la sera prima ero andata in chiesa e l’avevo visto. Mi sentivo come se nuvole scure si addensassero su di noi. E negli ultimi giorni avevo provato a passare più tempo con lui. Nell’ultima settimana avevo pensato solo alla morte e alla vita dopo di essa. Non riuscivo a non pensare che a queste due cose. Quel giorno mi giravano in testa le parole: «La morte aspetta dietro di voi». Nell’ultima settimana tutto era stato difficile, come se un grosso carico mi fosse stato svuotato addosso. Non mi sono spezzata. Egli mi supporta, mi sento come se mi stesse davanti. Allora ci dicemmo molte parole affettuose, che mai ci eravamo detti prima. Solo ora capisco quanto fosse grande il nostro amore.
Il servizio di commemorazione per i quaranta giorni dalla morte di padre Daniele avverrà la vigilia del suo onomastico e della festa patronale della futura chiesa, il 29 dicembre, e il 30 dicembre è la festa del profeta Daniele. Secondo la profezia di un anziano la chiesa sarebbe stata costruita, ma Daniele non vi avrebbe servito. La seconda parte della profezia ha appena trovato compimento.

Matiuska Julia Sysoyeva

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