mercoledì 29 dicembre 2010

Vita della nostra santa madre Genoveffa di Parigi (V)

Il bambino Cellomero


Dopo non molto tempo una donna che Genoveffa aveva liberata da un fastidioso demone era con lei. Ora, suo figlio aveva quattro anni, ed era caduto per disgrazia in un pozzo, e dopo essere stato immerso per quasi tre ore, fu tirato fuori da sua madre, che con gemiti e lamenti e con un aspetto distrutto lo depose morto ai piedi di Genoveffa. Costei lo prese e lo coprì con il suo velo, quindi si prosternò in preghiera, non cessando di pregare finché lo stato di morte non lasciò il bambino. Era il tempo della Quaresima, e il bambino, fatto catecumeno, fu istruito nella fede cattolica e battezzato alla vigilia di Pasqua. Fu chiamato Cellomero, poiché fu nella cella di Genoveffa che riebbe indietro la vita che aveva perduto.


L'uomo dalla mano inaridita


Nella città di Meaux corse a incontrarla un uomo con una mano inaridita, supplicandola di ridargli la salute. E così, prendendo la sua mano disseccata, e rafforzando la struttura delle sue dita e il suo braccio menomato con il srgno della Croce, Genoveffa gli restituì l'uso della mano nello spazio di mezz'ora.


La visitatrice curiosa


Dal giorno santo dell'Epifania fino al giorno chiamato Natività del Calice, o della Cena del Signore [Giovedì Santo], era abitudine della beata Genoveffa di rimanere rinchiusa e sola nella sua piccola cella, per poter servire più liberamente Iddio solo, con preghiere e vigilie. Un giorno venne da lei una certa dona motivata più dalla curiosità che dalla fede, che voleva sapere e poter raccontare ciò che Genoveffa faceva nella sua cella. Appena quella donna si accostò al suo uscio, perse la vista. Non so la ragione per cui le capitò questa punizione, ma alla conclusione della Quaresima Genoveffa uscì dalla sua cella, e con preghiere e con il segno della Croce le restituì la vista.

L'albero abitato dai demoni


Giunse il tempo in cui Parigi, per un periodo di dieci anni, fu sottoposta a blocco da parte dei Franchi. E sulla città cadde una tale fame che non poche persone morirono di stenti. E avvenne che Genoveffa fosse alla città di Arcis-sur-Aube, dove era giunta per comprare riserve di grano.

Quando giunse vicino al punto sulle rive della Senna dove si trovava un albero che aveva causato dei naufragi, chiese ai marinai di avvicinarsi alla riva e di abbattere l'albero. Con i colpi dei marinai, e Genoveffa che pregava, l'albero fu divelto alle radici. E subito ne uscirono due mostri di diversi colori, e per quasi due ore i marinai furono tormentati dall'orribile odore che ne promanava. Ma da quel momento, in quel punto non vi furono più naufragi.


La donna paralizzata


Quando Genoveffa entrò nella città di Arcis-sur-Aube, le venne incontro un certo tribuno di nome Passivo, che la supplicò di ridare la salute a sua moglie, che per un certo tempo era bloccata da una paralisi debilitante. E di questo la supplicarono anche gli anziani della città. Entrata nella sua casa, ella andò al letto della donna ammalata, e immediatamente, com'era sua costante abitudine, si mise a pregare. Al termine della preghiera, e dopo avere rafforzato la donna con il segno della Croce, le disse di alzarsi dal letto. Senza indugio la donna che, stando a quanto attestano, era stata immobilizzata dalla sua malattia per quasi quattro anni, e che era incapace anche di camminare da sola, si alzò dal letto completamente guarita al comando di Genoveffa. A causa di questo miracolo pubblico, tutti magnificarono il Signore, "che è mirabile nei suoi santi" (Ps 67:35).


Una moltitudine di ammalati; una ragazza cieca


Quando giunse alla città di Troyes, le venne incontro una moltitudine di persone che portavano i loro malati. Genoveffa, segnandoli e benedicendoli, li rese integri e sani. In quella stessa città le fu portato un uomo che aveva lavorato nel giorno del Signore, e che di conseguenza era stato accecato per retribuzione divina, e anche una ragazza, pure lei cieca, di circa dodici anni d'età. Dopo avere tracciato il segno della Croce sui loro occhi, e dopo avere invocato l'indivisa Trinità, Genoveffa restituì loro la vista.

giovedì 2 dicembre 2010

Vita della nostra santa madre Genoveffa di Parigi (IV)

Mirabile liberazione dei condannati


Non so come descrivere la venerazione con cui la considerava Childerico, re dei Franchi. Era tanto grande che un giorno, in cui egli aveva stabilito di mettere a morte alcuni prigionieri, li condusse fuori della città di Parigi, perché Genoveffa non cercasse di condurli dalle catene alla salvezza, e comandò che venissero chiusi i cancelli. Ma quando qualcuno avvisò Genoveffa delle deliberazioni del re, costei uscì subito a liberare quelle anime. Fu uno spettacolo non da poco di fronte all'intimorita popolazione della città quando, al tocco delle sue mani, il grande cancello della città si spalancò senza l'uso delle chiavi. E così, raggiunto il re, ella chiese e ottenne che i prigionieri non venissero decapitati.


San Simeone lo Stilita chiede le sue preghiere


Vi era un certo santo nei paesi dell'Oriente, un grande disprezzatore del mondo, di nome Simeone, che dimorò per circa quarant'anni su una colonna in Cilicia, a poca distanza da Antiochia. Dicono che seppe di lei in spirito, e fu sempre sollecito nel chiedere ai mercanti, che viaggiavano verso la Gallia e tornavano in Siria, di portargli notizie di Genoveffa. Di fatto, le mandava saluti con profondissima venerazione, e la supplicava con urgenza di ricordarlo nelle sue preghiere.


La liberazione di Cilinia


Una certa fanciulla che era giovane e già promessa sposa, di nome Cilinia, quando scoprì la grazia di Cristo che abbondava in Genoveffa, chiese di poter prendere l'abito [monastico]. Quando il giovane a cui era stata promessa lo seppe, fu ricolmo di indignazione, e giunse alla città di Meaux, dove Cilinia dimorava con Genoveffa. Appena le due giovani seppero che l'uomo era arrivato, andarono in chiesa in tutta fretta. L'evento fu un miracolo, poiché quando esse fuggirono nel battistero, che era all'interno della chiesa, questo si chiuse a chiave da solo. E così la suddetta fanciulla, liberata dal naufragio e dalla contaminazione di questo mondo, perseverò sino alla fine in temperanza e castità.


Guarigione della serva di Cilinia


Circa allo stesso tempo, Cilinia portò da Genoveffa un'ancella che l'aveva servita, e che era ammalata da quasi due anni, tanto che aveva perso l'uso dei piedi. Quando Genoveffa la toccò con le sue mani, ella ritrovò immediatamente la salute.


Genoveffa libera molti dai demoni


Accadde che a Parigi, la sua città, le portarono dodici anime, di uomini e donne, che erano gravemente ossesse da demoni. Subito, Genoveffa invocò Cristo chiedendogli di venirle in aiuto, e si mise in preghiera. A quel punto i posseduti furono sospesi in aria, in tal modo che le loro mani non toccavano il soffitto, né i loro piedi toccavano il suolo. E quando ella si rialzò dalla preghiera, comandò loro di andare alla basilica del santo martire Dionigi. Ma i posseduti gridarono che non avrebbero potuto camminare in alcun modo, se prima ella non li avesse liberati. E così Genoveffa li segnò con la Croce, e con le braccia conserte dietro la schiena e le lingue ammutolite, essi si misero in cammino verso la basilica del Martire. E seguendoli per circa due ore, anch'ella arrivò alla fine alla basilica. Là, quando iniziò a pregare, com'era sua abitudine, gettandosi sul pavimento e rimanendo là tra le lacrime, i posseduti fecero un terribile rumore con grida insopportabili, dicendo che erano ora arrivati coloro a cui Genoveffa si rivolgeva per avere consolazione - forse gli angeli, o i martiri, o certi santi che le venivano in aiuto. Quindi si presentò il Signore stesso, che "è vicino... a tutti quanti lo cercano con cuore sincero" (Sal. 144,19), poiché "appaga il desiderio di quanti lo temono" (ibid., 20), e "ascolta il grido dei giusti e li salva" (ibid., 20). E Genoveffa, rialzatasi dalla preghiera e segnandoli uno per uno, liberò tutti coloro che erano stati posseduti da spiriti immondi. E allo stesso tempo, tutti i presenti sentirono un orribile fetore, che ebbe luogo perché tutti potessero credere che le anime erano state davvero purificate e guarite dalla vessazione dei demoni. E per un miracolo tanto prodigioso, tutta l'assemblea magnificò il Signore.


Le sono trasparenti i peccati degli uomini


Un giorno giunse da lei in viaggio dalla città di Bourges fino a Parigi, una certa fanciulla che dopo la consacrazione del suo corpo (infatti era stata fatta monaca) aveva violato i voti, ma che gli uomini ritenevano senza macchia. Genoveffa le chiese se fosse stata consacrata vergine, oppure vedova. Ed ella rispose che era stata consacrata come monaca, e che offriva degno servizio a Cristo con un corpo inviolato. Al contrario Genoveffa rivelò il luogo, il tempo e l'uomo stesso da cui il suo corpo era stato violato. E colei che si era professata invano sposa di Cristo, pentendosi in coscienza, si gettò subito ai piedi di Genoveffa.

Potrei raccontare molte cose simili riguardo a varie persone, ma a causa del tempo che questo prenderebbe, preferisco mantenere il silenzio.