domenica 10 maggio 2009

Vita di San Nettario di Egina, metropolita di Pentapoli e operatore di miracoli (VII)

Le sante reliquie

Alcuni anni dopo, secondo la consuetudine greca, la tomba venne aperta per trarne le reliquie e, con grande stupore, tutti videro il santo intatto e profumato. Nemmeno i suoi vestiti erano in alcun modo mutati. Era come se fosse appena morto e fosse stato sepolto il giorno stesso. Non avevano detto al popolo di Egina dell’apertura della tomba, perché aveva già operato molti miracoli, era molto amato e si sarebbe radunata una folla immensa anche da Atene e da altri luoghi in cui era conosciuto. Così andarono ad aprire la tomba la mattina presto, appena terminata la divina liturgia, mentre albeggiava.

Nell’istante in cui l’aprivano, un taxi transitava sulla strada sotto il convento, trasportando una donna di pessima reputazione e molto peccatrice, sulla via del ritorno. Mentre si avvicinavano al convento della Santa Trinità, il profumo era così intenso che ella disse all’autista: «Fermati. Che cos’è questo profumo?». Quello fermò il taxi e rispose: «Oh, qui c’è il convento di San Nettario. Che altro può essere il profumo se non che oggi stanno aprendo la sua tomba? Deve venire da lì. Perché molte volte, prima che lo seppellissero, il suo corpo aveva emanato profumo e certe volte viene pure dalla tomba». Ella uscì dal taxi e corse a vedere. Arrivò al convento proprio mentre aprivano la bara e vide le reliquie intatte. Era così commossa da questo e specialmente dal profumo, che cominciò a piangere e confessò pubblicamente i suoi peccati. In questo modo venne corretta e divenne una donna prudente e cristiana.

In quei giorni telegrafarono anche all’arcivescovo Crisostomo Papadopoulos ad Atene ed egli giunse sull’isola per vedere di persona le reliquie. Dopo averle esaminate, consigliò irriverentemente alle monache di lasciarle al sole e all’aria per due o tre giorni e poi di riseppellirle, in modo che si dissolvessero. Così avviene con quelli che pretendono di essere pii, ma nei loro cuori non hanno che l’odore della corruzione, il puzzo della morte; essi non possono comprendere le cose di Dio, ma bestemmiano contro il Santissimo Spirito con parole e azioni. Le monache, temendo la censura dell’arcivescovo e anche perché erano di animo semplice, fecero come era stato detto loro. Dopo averlo lasciato al sole per due giorni lo riseppellirono, ma dopo un mese o due riaprirono la tomba e ne trassero le reliquie, che erano ancora intatte, ponendole in un sarcofago di marmo.

Nel 1934, quattordici anni dalla morte del Santo, un dottore tornava da un villaggio a cavallo e venne colto da un forte temporale nell’area del convento. Trovò riparo sotto un albero, ma pioveva così forte che gli venne da pensare che non avrebbe smesso tanto presto. Così l’unico riparo che poté individuare era il convento e decise di recarvisi. Aveva conosciuto il Santo Padre Nettario quand’era ancora in vita, ma essendo ateo, non gli portava grande riverenza. Andò a bussare alla porta e le monache lo fecero entrare per la notte, ma poiché era sera ed era proibito dai sacri canoni ospitare uomini nel convento, lo portarono in un luogo esterno, pensato per gli ospiti. Non essendo ancora state chiuse le porte, egli volle investigare su quanto aveva udito in merito a miracoli e reliquie incorrotte. Così andò dov’era il sarcofago e cominciò a spingere il pesante coperchio di marmo fino alla vita del Santo. In quel momento giunse una monaca e urlò: «Che cosa state facendo qui? Cosa volete fare, aprendo la tomba del nostro Anziano?». Ed egli rispose: «Voglio solo dare un’occhiata» «Ma voi non avete il permesso» ella insisteva e cominciò a creare scompiglio. Nel frattempo egli riuscì comunque ad esaminare le reliquie. Più tardi riportò: «Fui molto stupito di vedere che era il padre Nettario che tutti avevamo conosciuto, nel viso e nell’espressione. Anche la barba era intatta. Gliela tirai un po’, ma non si staccò. Toccai le sue mani e vidi che c’era pelle. Era rimasta ben aderente alle ossa (non c’era molta carne) e non era avvizzita. Poteva essere riconosciuto da chiunque l’avesse visto quand’era vivo». Poi chiusero il sarcofago di marmo.

Ma forse per i nostri peccati o per qualche altra ragione, alcuni anni più tardi le reliquie del Santo si dissolsero e ciò che abbiamo ora sono le sue sante ossa. Il suo santo cranio venne incastonato in una mitra vescovile con la parte alta aperta, in modo che chiunque potesse baciarlo. Il resto delle reliquie, che emanava molto profumo, venne posto in un reliquiario d’argento.


Traduzione della vita dal sito http://www.saint-nectarios-of-aegina.org/Biography_of_Saint_Nectarios.html


Il nostro padre tra i Santi Nettario è celebrato il 9 novembre (22 secondo il calendario civile).

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