martedì 25 novembre 2008

Shangai I

Vladika arrivò a Shangai a fine novembre, per la festa dell’Ingresso della Madre di Dio al Tempio e trovò un’ampia cattedrale in costruzione e un conflitto giurisdizionale da risolvere. La prima cosa che fece fu ripristinare l’unità della Chiesa: stabilì contatti con Serbi, Greci e Ucraini. Mise un’attenzione speciale all’educazione religiosa e si impose come regola di essere presente agli esami orali delle classi di catechismo in tutte le scuole ortodosse di Shangai. Nello stesso tempo diventò il protettore di varie associazioni caritatevoli e filantropiche e partecipò attivamente al loro lavoro, specialmente dopo aver visto le circostanze di bisogno in cui si trovava la maggior parte del suo gregge di rifugiati dall’Unione Sovietica. Non andò mai a prendere il tè dai ricchi, ma fu sempre visto dove c’era bisogno, senza riguardo per l’ora o le condizioni atmosferiche. Organizzò una casa per bambini e figli di genitori in difficoltà, affidandola alla protezione celeste di un santo che egli venerava profondamente, San Tikhon di Zadonsk, che amava i bambini. Vladika stesso raccoglieva bambini ammalati ed affamati dalle strade e dai vicoli bui dei sobborghi di Shangai. Iniziato con otto bambini, più tardi l’orfanotrofio ne ospitò più di cento contemporaneamente e circa millecinquecento in tutto. Quando vennero i Comunisti, Vladika fece evacuare l’intero orfanotrofio prima su un’isola delle Filippine e successivamente in America.

Presto al suo nuovo gregge divenne chiaro che Vladika era un grande asceta. Il nocciolo del suo ascetismo erano la preghiera e il digiuno: mangiava solo una volta al giorno, intorno alle undici di sera; durante la prima e l’ultima settimana di Quaresima non mangiava per nulla e nelle altre settimane, come durante il digiuno di Avvento, mangiava solo l’antidoro dall’altare. Di solito passava le sue notti in preghiera e quando, infine, diventava esausto, appoggiava la testa sul pavimento e rubava poche ore di sonno intorno all’alba. Al momento di servire il Mattutino, si sarebbe bussato invano alla porta: Vladika era rannicchiato a terra, nell’angolo delle icone, sopraffatto dal sonno. Tuttavia, ad un minimo tocco, egli balzava in piedi e in pochi minuti arrivava in chiesa per il rito, con dell’acqua fredda che colava dalla barba, ma sufficientemente sveglio.

Vladika officiava in cattedrale ogni mattina e ogni sera, anche quand’era malato. Celebrava la Divina Liturgia ogni giorno e lo avrebbe fatto per il resto della sua vita; e se per qualche motivo non avesse potuto servire, tuttavia avrebbe almeno ricevuto i Santi Doni. Non importa dove fosse, non sarebbe mancato ad un rito. Una volta, secondo un testimone, «la gamba di Vladika era terribilmente gonfia e il conciliabolo dei dottori, temendo una cancrena, prescrisse l’ospedalizzazione immediata, che Vladika rifiutò categoricamente. Allora i dottori russi informarono il consiglio parrocchiale che essi si consideravano svincolati da qualsiasi responsabilità per la salute e, al limite, anche la vita del paziente. I membri del consiglio, dopo aver lungamente implorato misericordia e minacciato di portarlo a forza, costrinsero Vladika ad acconsentire; fu pertanto mandato all’ospedale russo la mattina del giorno precedente la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Alle sei in punto, tuttavia, Vladika venne a piedi, zoppicando, in cattedrale e servì la Liturgia. In un giorno tutto il gonfiore passò».

La costante attenzione di Vladika per la mortificazione di sé aveva le sue radici nel timore di Dio, che egli possedeva secondo la tradizione della Chiesa antica e della Santa Russia. Il seguente incidente, riportato da O. Skpichenko e confermato da molti che si trovavano allora a Shangai, illustra bene la sua audace, incrollabile fede in Cristo: «La signora Menshikova venne morsa da un cane rabbioso. Non avendo avuto cura o avendone avuta poca nel farsi fare le iniezioni antirabbiche, ella cadde preda di questa terribile malattia. Il vescovo Giovanni lo seppe e venne a visitare la donna morente. Le diede i Santi Doni, ma proprio in quel momento ella cominciò ad avere uno degli attacchi del male, con schiuma alla bocca e contemporaneamente sputò quanto aveva appena ricevuto. Il Santo Sacramento non può essere gettato via e perciò Vladika lo prese e ingerì quello che la donna aveva vomitato. Quelli che erano con lui esclamarono: “Vladika, cosa sta facendo? La rabbia è estremamente contagiosa!” Ma egli rispose con tranquillità: “Non succederà nulla: questi sono i Santi Doni”. E in effetti, non accadde nulla».

Oggi è risaputo che Vladika non solo era un uomo giusto e un asceta, ma era anche così vicino a Dio da essere dotato del dono della chiaroveggenza e ci furono guarigioni in conseguenza alle sue preghiere. Colpisce un resoconto di una testimone oculare, Linda Liu, che dà prova dell’elevatezza spirituale di Vladika: «Vladika venne ad Hong Kong due volte. È strano, ma sebbene io allora non lo conoscessi, gli scrissi una lettera chiedendogli di aiutare una vedova e i suoi bambini e gli chiesi anche di alcune personali questioni spirituali, ma non ricevetti mai una risposta. Passò un anno. Vladika venne ad Hong Kong ed io ero tra la folla che si era radunata per incontrarlo in chiesa. Vladika si girò verso di me e disse: “Sei tu che mi hai scritto una lettera!” Io ero stupefatta, perché non mi aveva mai visto prima».

Ecco un’altra testimonianza: «Venne cantato un molieben, dopo il quale Vladika, stando davanti ad un leggio, stava tenendo un sermone. Io ero vicina a mia madre ed entrambe vedemmo una luce che circondava Vladika fino al leggio – un alone intorno a lui esteso circa un piede. Tutto questo durò per un tempo piuttosto lungo. Quando il sermone fu terminato, io, colpita da un simile fenomeno inusuale, riferii ciò che avevamo visto ad un amico, che ci rispose: “Sì, molti fedeli l’hanno visto”. Lo vide anche mio marito, che era un po’ più lontano».

Un evento simile avvenne nel 1939, quando una parrocchiana cominciò a perdere la sua fede a causa delle numerose tribolazioni che le erano accadute. Una volta, mentre entrava in chiesa durante la Liturgia servita da Vladika, ella testimoniò che durante la consacrazione dei Santi Doni una piccola fiamma della forma di un tulipano era discesa nel calice. Dopo questo miracolo la sua fede ritornò ed ella cominciò a pentirsi per la sua debolezza.

Vladika visitava le prigioni e celebrava la Divina Liturgia per i condannati. In un caso, a Shangai, gli venne richiesto di portare la comunione ad un moribondo in un ospedale russo. Questa volta prese un altro sacerdote con sé. Al suo arrivo individuò un giovane socievole, di circa vent’anni, che suonava un’armonica. Questo ragazzo avrebbe dovuto essere dimesso il giorno successivo. Vladika Giovanni lo chiamò e gli disse: «Voglio darti subito la comunione». Il giovane immediatamente confessò i suoi peccati e ricevette i Santi Doni. Il sacerdote stupefatto gli chiese perché non andasse dall’uomo morente e invece perdesse tempo con un giovane evidentemente sano. Vladika rispose: «Questi morirà stanotte, mentre l’altro, che è seriamente ammalato, vivrà ancora molti anni». Successe proprio come aveva previsto.

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